Settore Postale. Tra ragione e sentimento

Qualcosa si muove all’orizzonte. Oltre ai soliti dubbi, c’è anche la consapevolezza che gli aspetti più unici che particolari dello Stivale potrebbero essere la leva per l’innovazione vera. E se si iniziasse a parlare di e-Integration?

Il recente Summit romano sulla liberalizzazione del settore postale funge da pungolo ulteriore per considerazioni e riflessioni, offrendoci ispirazione per andare oltre il confronto e lo scontro dei maggiori attori che animano questo segmento di mercato.

Finalmente anche alcuni tra i più grandi utenti dei servizi postali in Italia (le Grandi Banche e le Utility) hanno presenziato, ascoltando ciò che avevano da dire il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza e della Direzione Generale della Commissione Europea per il Mercato Interno, l’ Erpg – gruppo Europeo delle NRA– , Wik Consulting e le poste finlandesi.
Non potevano mancare gli operatori del settore postale – Poste Italiane e TntPost in testa – e i diversi consulenti con gli specialisti.
Peccato che il la discussione non sia mai decollata, rimanendo invischiata su una questione centrale, ovvero la necessità d’indipendenza dall’Esecutivo della nascente Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale.
 
Obiezioni e obiettività
Non era inaspettato l’attacco frontale che, come testa d’ariete, ha ulizzato la definizione della suddetta Agenzia: per come è stata pensata risulta infatti soggetta al volere del Governo e quindi alle esigenze dell’ incumbent Poste Italiane. Una condizione che avrebbe come conseguenza uno squilibrio in danno della concorrenza e dello sviluppo del mercato, già messo a dura prova dalle scelte in materia di Servizio Universale, il cui paniere di servizi risulta essere troppo largo, da cui discende la madre di tutte le distorsioni del mercato: l’esenzione Iva per l’operatore del Servizio Universale.
 
La mia posizione al riguardo di queste argomentazioni è che siano ingiuste e cariche di pregiudizio, poiché ancora prima che arrivasse la terza direttiva postale, con un atto decisamente “guascone”, la Direzione Generale per la Regolamentazione del Settore Postale, antesignana della futura Agenzia, già nel lontano 2007, ha permesso lo sviluppo della concorrenza nei servizi di posta massiva con la nascita dell’offerta di recapito a data certa. Lo stesso Paolo Luca Stanzani Ghedini , della pianificazione strategica di Poste Italiane, durante il convegno ha fortemente stigmatizzato quell’evento, rimproverando a Mario Fiorentino , estensore del provvedimento, di aver forzato la mano ai regolamenti permettendo l’aggiramento della riserva postale. Un caso di eccesso d’indipendenza?
 
Mi chiedo: perché diffidare a priori di chi ha già dato prova se non di indipendenza, di lungimiranza e competenza? Non sarebbe preferibile attendere che l’Agenzia venga varata e che i suoi componenti possano mettersi al lavoro, sia per la migliore adozione della terza direttiva postale, sia per un rientro nel consesso europeo dove gli altri stati membri stanno lavorando allo sviluppo del mercato postale interno?
 
La risorsa delle idee
Lasciamo aperte queste domande per le vostre e nostre riflessioni e passiamo ad altro argomento che ha caratterizzato il dibattito durante il Summit. Quale possibile sviluppo in un mercato già povero e con un declino tendenziale che pare inarrestabile?
Sul tema si registra una sostanziale mancanza d’idee o perlomeno, se idee ci sono, sono custodite come il “terzo mistero di Fatima”. Da un’analisi superficiale sembra che tutti gli operatori dei servizi postali siano concentrati a sviluppare servizi a monte della catena – ovvero servizi di elaborazione e document composition, stampa e imbusta mento – per poi concludere con lo sviluppo di servizi a valle del processi di recapito -archiviazione e rendicontazione.
E il recapito? Chi sviluppa in quel settore?
 
Realtà e possibilità
L’incumbent lamenta la non economicità del servizio ma, essendo “precettato” a erogarlo, è impegnato nella valutazione dell’Osu (Onere del Servizio Universale) e nella sua compensazione e, poiché trae profitto da tutto ciò che ruota attorno ai servizi di recapito, è su quel terreno che sta giocando la partita. Il principale concorrente sembra all’inseguimento dell’incumbent; quindi assistiamo a forti investimenti nei centri stampa e nei servizi di gestione documentale. E così via in una sorta di gioco dell’oca dove per ogni passo avanti rischi di trovarti 10 passi indietro.
Eppure qualche ragionamento diverso potrebbe essere fatto: non proponiamo niente di rivoluzionario, solo semplici costatazioni. Il mercato della corrispondenza business in Italia riflette quello che è il tessuto economico del Paese: pochissime grandi e medie imprese, una miriade di piccole e micro aziende. Questo determina che lo 0,5% delle imprese italiane genera il 50% dei volumi postali oggi contesi nel mercato, circa 2 miliardi di buste. Il 99,5% genera la restante quota di volumi pari ad altrettanti 2 miliardi di buste. Questi ultimi sono gestiti manualmente – a tariffa massima – solo ed esclusivamente da Poste Italiane tramite la rete degli uffici postali.
La domanda è: ma la liberalizzazione riguarda tutti o solo quelli che in fondo sono liberalizzati da oltre 4 anni? Ovvero, come si può dare acceso ai servizi di posta massiva di Poste Italiane o di altri operatori alla massa delle imprese italiane? E i professionisti? E i cittadini?
C’è davvero ancora molto da pensare e da fare!
 
Il digitale, risorsa per l’e-Integration
In ultimo il dramma dell’ e-Sostitution , il drago elettronico che distruggerà la cara vecchia posta.
A scanso di risultare ripetitivo, ribadisco che sono le cose semplici a dare i migliori risultati. Marco Aurelio, il grande imperatore romano del II secolo d.C., affermò: “L’essere dotato di ragione può fare di ogni ostacolo una materia del suo lavoro e trarne vantaggio” .
Poiché siamo dotati di ragione e questo è il nostro lavoro, potremmo pensare a una semplice variazione del termine da e-Sostitution a e-Integration . Il digitale è una risorsa e come tale deve essere pensato e utilizzato.
Lavoriamo per una forte integrazione del digitale nei servizi postali e avremo efficienza, innovazione e sviluppo. Utilizziamo il digitale per dare accesso a tutti ai servizi postali. Utilizziamo il digitale per far sviluppare il Direct Marketing anche in Italia. Integriamo il digitale per migliorare l’accesso alla rete di recapito, sia nazionale che internazionale. Avvaliamoci del digitale per avere uno sviluppo ecosostenibile dei servizi postali.
 
Il valore ineguagliabile dell’anomalia
Questo è lo sforzo d’innovazione che ci viene richiesto dal mercato. La sferzata avuta dai grandi clienti presenti al Summit non lascia spazio ai dubbi. C’è bisogno d’innovazione, non basta abbassare i prezzi all’infinito, servono idee, nuovi servizi e soluzioni. I numeri sciorinati dai rappresentanti di due delle più grandi banche italiane, Unicredit e Intesa San Paolo, parlano da soli: oltre il 20% dei volumi movimentati sono prodotti internamente e si muovono all’interno della banca stessa. Altro che e-Sostitution, questa è vera e propria inefficienza analogica.
La liberalizzazione è e deve essere occasione di crescita e sviluppo economico. La nascita di un mercato interno è il terreno dove piantare i semi di tale crescita.
Il nostro Paese deve fare la sua parte e la deve fare da protagonista. L’anomalia del nostro mercato deve essere messa a profitto: abbiamo sviluppato tecnologie e servizi di altissimo livello tanto da poterci considerare leader del settore. Forse non brilliamo per indipendenza, ma almeno esprimiamo una notevole varietà di offerta, di soluzioni e servizi difficilmente riscontrabile altrove. È facile essere indipendenti quando si esprime un pensiero unico... In quel caso non si sbaglia mai!